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CICLo AGOSTINIANo di BEnozzo Gozzoli a SAN GIMIGNANO

La scena del giardino: tolle lege: dal ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli nella chiesa di sant'Agostino a San Gimignano

La scena del giardino: tolle lege

 

 

BENOZZO GOZZOLI

1465

Chiesa di Sant'Agostino a San Gimignano

 

La scena del giardino: tolle lege

 

 

 

L'Agostino dell'affresco sembra poco espressivo: ai piedi di un tronco di fico, tiene aperto un libro sulle ginocchia. Il viso riposa sulla mano sinistra, mentre con le dita della mano destra scorre il testo. Mentre Agostino è assorto nella lettura, un fascio di luce scende dal cielo sul suo capo. Alla sua sinistra si erge in piedi una figura che gli indica il brano: è Alipio o forse Ponticiano. Alla sua destra due ragazzi sono poco discosti dal muro di una casa e additano Agostino. Corrispondono al racconto delle confessioni: et ecce audio vocem de vicina domo ... quasi pueri an puellae nescio. La legenda di Gozzoli recita: Cum amarissime fleret, audivit vocem e celo dicentem sibi Tolle, lege et statim usus luce evasit. La scena suggerita a Gozzoli da Strambi ricalca la concezione iconografica medioevale.

Come è riferito nelle Confessioni, Agostino, tormentato dalla dissolutezza del suo precedente stile di vita ma non ancora pronto ad abbracciare incondizionatamente il nuovo credo, mentre si trovava in giardino udì una voce che cantando ripeteva "Prendi e leggi, prendi e leggi": esortazione che il Santo interpretò come un comando divino ad aprire il libro sacro. Benozzo, fedele al racconto, dipinse Agostino in meditazione sulle Sacre Scritture accompagnato da una fanciulla e da un fanciullo: questo perché il Santo, come egli stesso ebbe a scrivere, non riuscì a capire se la voce che lo esortava alla lettura era maschile o femminile. Aperta la Bibbia casualmente alla Lettera di San Paolo ai Romani, Agostino trovò quella certezza che da tempo non aveva trovato altrove, scoprendo la sua profonda fede verso Dio.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29