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CICLo AGOSTINIANo di BEnozzo Gozzoli a SAN GIMIGNANO

Agostino consacrato vescovo benedice il popolo di Ippona: dal ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli nella chiesa di sant'Agostino a San Gimignano

Agostino consacrato vescovo benedice il popolo di Ippona

 

 

BENOZZO GOZZOLI

1465

Chiesa di Sant'Agostino a San Gimignano

 

Agostino consacrato vescovo benedice il popolo di Ippona

 

 

 

Un altare è al centro della scena: diverse persone gli si accalcano intorno a gruppi. Di Agostino si riconosce solo il braccio destra alzato mentre sta benedicendo il popolo di Ippona. E' attorniato da chierici, accoliti e monaci. E' la prima volta nel ciclo che appare nei panni di vescovo. Di fronte a lui il popolo è in ginocchio, fra cui si distinguono monaci e giovani donne ben vestite. Una signora davanti all'altare presenta due bambini: sull'altare ci sono un calice e un libro. Al di sopra lo spazio è allargato da una serie di prospettive architettoniche che ci riportano al gusto rinascimentale. Questa scena è una innovazione iconografica: di solito si rappresentava la sua consacrazione a vescovo. La legenda riporta Quemadmodum sanctus Augustinus post assuntum episcopatum populum benedixit.

Agostino tornò a Tagaste e donò i suoi beni ai poveri, poi con alcuni amici creò una comunità monastica con la quale si trasferì ad Ippona, dove all’età di quarantaduenni fu eletto Vescovo. In questa scena Agostino è raffigurato all’interno di una chiesa nell’atto di benedire i fedeli. Anche qui Benozzo ha saputo illustrare un’elegante architettura rinascimentale, senza trascurare la ricercatezza del dettaglio, come ad esempio la lunetta posta sopra la porta al margine sinistro del riquadro: una chiara allusione ad una terracotta in stile robbiano.

 

395: Agostino consacrato vescovo della città di Ippona in aiuto del vecchio vescovo Valerio

 

Il beato Valerio, vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e dell'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino venisse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo assieme a lui ... Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona e a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse subito messa in atto.

POSSIDIO, Gesta Augustini 8, 1-3

 

Non vi scriviamo però soltanto per rallegrarci che Agostino abbia ricevuto l'episcopato, ma che le Chiese d'Africa abbiano meritato questa prova di sollecitudine da parte di Dio, di sentire cioè le parole del cielo per bocca di Agostino: questi, elevato in modo insolito a un più alto ufficio della religione cristiana, è stato consacrato non per essere il sostituto del vescovo nella cattedra, ma per essergli d'aiuto; in realtà, essendo ancora vivente il vescovo Valerio, Agostino è solo vescovo coadiutore della Chiesa d'Ippona.

PAOLINO e ERASIA, Lettera 32 a Romaniano

 

Io fui ordinato vescovo quando era ancora vivo il vegliardo Valerio, padre e vescovo mio di santa memoria, e occupai la cattedra insieme con lui; ma né io né lui sapevamo che ciò era proibito dal Concilio di Nicea.

AGOSTINO, Lettera 213, 4

 

Valerio incominciò a temere che Agostino fosse eletto vescovo di qualche altra chiesa, perciò rassegnò nelle mani del vescovo di Cartagine le sue dimissioni e propose Agostino per successore. Agostino non volle accettare, ma infine fu costretto a cedere e fu consacrato vescovo. Più tardi egli disse che non avrebbe dovuto ricevere la consacrazione episcopale per mano del suo predecessore perchè la cosa era proibita da un concilio, ma egli conobbe la proibizione solo dopo essere stato consacrato e non volle che si facesse con altri una cosa che a lui era tanto dispiaciuta.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea