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CICLo AGOSTINIANo di Miguel de Santiago a QUITO

Agostino e la visione di san Gerolamo, opera di Miguel de Santiago nel convento agostiniano di Quito

Agostino e la visione di san Gerolamo

 

 

MIGUEL DE SANTIAGO

1656

Monastero agostiniano di Quito

 

Agostino e la visione di san Gerolamo

 

 

 

La tela è una delle più belle tavole dell'intero ciclo. L'Agostino di Quito ha una certa somiglianza con quello di Gozzoli , è rivestito di abiti episcopali e sta scrivendo una lettera a Gerolamo nella sua biblioteca. Il suo tavolo è colmo di strumenti di lavoro: calamaio, inchiostro, clessidra. Gozzoli è però più fedele al racconto di Calo: a Quito l'autore ci presenta Agostino con un libro aperto che si è interrotto nella scrittura ed ha la testa alzata, quasi fosse in ascolto di una voce misteriosa, che gli giunge dall'alto del cielo. E' stupito e nello stesso tempo curioso di indagare e conoscere quanto sta accadendo. Nel '600 gli artisti non esitavano a esprimere in immagini le visioni ed anche qui Gerolamo appare a mezzo busto in una nuvola. A sinistra la scena si inverte.

 

La leggenda viene riferita da Petrus Calo Clugiensis (il frate predicatore domenicano Petrus Calo de Clugia ossia da Chioggia) nel 1348 (Acta Sanctorum, settembre, VII, 423) e ripresa da Ludovicus de Angelis nel suo Libri VI de vita et laudibus S. Patris Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et Ecclesiae doctoris eximii, pubblicato a Conimbricae nel 1612.

Questo episodio si riferisce al contenuto di una lettera apocrifa in cui Agostino assicura di avere visto in sogno Gerolamo e san Giovanni Battista. Quest'ultimo gli spiega che la sua terza corona è quella del martirio:

"Cogitas Augustine quid laudis debeas de Hieronymo in veritate proferre ... Sertum vero tertium, quod plus illo fero, aureola martyrii est ... Serta vero duo alia, quae habemus, aureolae sunt quae solum virginibus et doctoribus dantur, ut ab aliis discernantur." Il testo prosegue cercando di introdurre il senso della beatitudine celeste e riporta ancora: "Avide cogitans, qualis inesset animabus beatorum, qui cum Christo gaudent, gloriae et laetitiam quantitatis ... ut brevem scriberem epistolam sanctissimo Hieronymo destinandam, ut quidquid ex hoc sentiret, responderet ... cumque iam scribens salutatio-nis exordium Hieronymo praenotarem, ineffabile subito lumen nostris invisum temporibus nostrisque minime linguis declarandum cum ineffabili inauditaque odorum omnium fragrantia, cellulam, in qua stabam, intravit, hora iam completorii. Quo a me viso, stupore admirationeque commotus, animi et membrorum virtutes repente amisi. Nesciebam enim tunc quod dextera mirabilis Dei exaltasset servum suum, notas faciens in populis vitutes suas; nesciebam etenim quod Deus antiquae miserationis servuum suum fidelem a carnis immunditiis dissolvisset et tam sublimen ei in caelo sedem parasset ... Inter haec autem meis in me perstrepentibus cogitationibus quid hoc esset, de luce haec dicens verba vox emicuit: Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?"

PSEUDO AGOSTINO, Epistola ad Cyrillum Ierosolymitanum episcopum 33, 1126

 

Un ulteriore accenno a questa leggenda si trova anche nel Divino Transito del Glorioso Sancto Hieronimo, edito a Firenze nel 1490. In varie opere gli artisti hanno cronistoriato due eventi distinti: Agostino nello scrivere una lettera a san Girolamo viene colpito da una luce improvvisa, ed una voce gli riferisce essere l'anima del santo anacoreta, appena morto. Nella stessa sera, il vescovo di Ippona aveva principiato una epistola in onore del santo e, d'un tratto, addormentatosi, ha la visione di Girolamo, con due corone, e Battista, che ha tre corone, come martire. Seguendo la lezione di Ludovicus de Angelis altri (Quito) accompagnano la visione con una scena simmetrica: Gerolamo che scrive ad Agostino preannunciandogli il sogno.

(Si veda: Epistula Eusebii Cremonensis de morte Hieronymi, lo PSEUDO-AGOSTINO, Epistula sancti Augustini annuncio Cyrillum Hierosolymitanum de magnificentiis beati Hieronymi e lo PSEUDO-CIRILLO, Epistula Cyrilli ad Augustinum de miraculis Hieronymi).