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CICLo AGOSTINIANo Di Bonino da Campione A PAVIA

Traslazione delle reliquie dalla Sardegna, pannello dell'Arca di sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

Traslazione delle reliquie dalla Sardegna

 

 

BONINO DA CAMPIONE

1362

Arca di Sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

 

Traslazione delle reliquie dalla Sardegna

 

 

 

Nel grande quadro due barche stanno affrontando il mare. In quella superiore siede il re Liutprando riconoscibile per la sua corona, un vescovo e un monaco: stanno attraccando a una città, forse Cagliari, dove cercano le spoglie di Agostino. La barca inferiore che viaggia in senso inverso lascia vedere il corpo di Agostino disteso: viaggia a vela spiegata e sta dirigendosi verso la costa italiana. A poppa primeggia una persona coronata, vestita di maglia: è il re Liutprando. Tra la vela spiegata e cinque corde tese attaccate all'albero è scolpito un marinaio che lavora con estrema difficoltà per dirigere la nave. Un altro marinaio sta al timone preso cui pende una grossa corda in acqua. Tiene la mano alla bocca quasi che avesse un fischietto per impartire ordini.

 

Dopo le invasioni barbariche del V-VI secolo, i Vandali e le orde arabe misero a repentaglio la sicurezza delle città del nord Africa, fra cui Ippona. Monaci agostiniani portarono il corpo del santo in Sardegna, dove fu sepolto e conservato a Cagliari nella chiesa di san Saturnino fino al secolo VIII.

Le spoglie mortali di Agostino furono dunque trasferite dall’Africa per sottrarle alla furia dei Vandali, probabilmente ad opera del vescovo Fulgenzio di Ruspe (468-533). A Cagliari furono custodite verosimilmente per circa 220 anni. Le sue spoglie furono riscattate "a gran prezzo" dai saraceni, che nel frattempo avevano occupato la Sardegna, per volere del pio re longobardo Liutprando tra il 720 e il 725 e fatte trasportare a Pavia da Cagliari.

 

Il suo corpo sottratto ai Vandali durante l'incendio e distruzione di Ippona, venne trasportato poi a Cagliari dal vescovo Fulgenzio di Ruspe, verso il 508-517 circa, insieme alle reliquie di altri vescovi africani.

 

Sembra che il trasporto delle spoglie del santo in Sardegna nel 486 sia stata opera di vescovi africani fra i quali spicca Fulgenzio di Ruspe, uno dei più venerandi proscritti di famiglia senatoriale cartaginese. Le persecuzioni vandaliche contro i cristiani sotto i regni di Unerico e Trasamondo, consigliarono a molti cristiani l'esilio in Gallia e in Italia. Anche il vescovo Fulgenzio, che in una certa misura è l'ultimo discepolo di Agostino in terra africana, fu costretto all'esilio. Con lui le spoglie giunsero a Cagliari, dove ancora oggi nella chiesa di san Saturnino (V sec.) si venera la tomba vuota di Agostino. L'invasione saracena dell'isola di nuovo non concesse riposo alle spoglie del santo, che furono riscattate da Liutprando, il quale se le portò definitivamente a Pavia. Alcuni anni dopo la sua morte i barbari che erano divenuti padroni della città profanavano le chiese; allora i fedeli presero il corpo del santo e lo trasportarono Sardegna; erano passati 280 anni dalla sua morte.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Vittore di Vita (latino: Victor Vitensis. Visse all'incirca tra il 430 e dopo il 484) fu un vescovo africano della provincia di Bizacena, autore della Historia persecutionis Africanae Provinciae, temporibus Geiserici et Hunirici regum Wandalorum, la principale testimonianza contemporanea delle politiche anti-nicene del regno ariano dei Vandali. Inizialmente divisa in cinque libri, l'opera è oggi pubblicata in tre, dei quali il primo, che si occupa del regno di Genserico (427-77), è un riassunto di altre opere, mentre i restanti due, che coprono il regno di Unnerico, sono il risultato della testimonianza diretta di Vittore. Sebbene talvolta esageri nelle sue descrizioni, sono pochi gli eventi raccontati e non accaduti.

VITTORE DI VITA, De persecutione Vandalica, II, 2-3, CSEL 7, 13-38