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CICLo AGOSTINIANo di Basilio Pacheco a Lima

Agostino è invitato dal Cristo a lasciare la penitenza per darsi alla apologetica

Agostino è invitato dal Cristo a lasciare la penitenza per darsi all'apologetica

 

 

BASILIO PACHECO

1744-1746

Monastero agostiniano degli Eremitani di Lima

 

Agostino è invitato dal Cristo a lasciare la penitenza per darsi alla apologetica

 

 

 

L'episodio è una novità iconografica. Dio interviene nella vita di un Agostino ormai eremita per indirizzarne il corso. A destra il santo è inginocchiato nella sua cella a petto nudo e scalzo: si batte il petto e ha davanti il libro De pulcro et apto. Dietro c'è un gatto che simbolizza il demonio. Il Cristo appare al centro, in una nuvola, in mezzo a raggi di luce e angeli. Con l'indice mostra una chiesa e un cartiglio esprime il desiderio di Cristo che Agostino cessi la vita eremitica per occuparsi della Chiesa. Tutto il resto della tavola celebra con la ricchezza dei particolari della natura la vita eremitica.

 

Uno degli aspetti messi in rilievo dagli iconografi del santo, da solo o assieme ad altri, è la sua attitudine alla preghiera. Per Agostino essa era strumento per parlare con Dio ed avvicinarsi ai misteri della Incarnazione, oltre che mezzo per esprimere pienamente la propria umanità. La preghiera è anche il modo per rapportarsi agli uomini cercando di stimolarli ad avvicinarsi a Dio.

Agostino commentando il salmo 85, fa vedere che quel salmo è preghiera di Cristo, però dice: attenti, è preghiera di Cristo, ma anche preghiera nostra.

Dice così: "Noi dunque preghiamo a lui, per lui e in lui. Diciamo con lui e lui dice con noi. Noi diciamo in lui e lui dice in noi l'orazione di questo salmo…nessuno dunque, quando sente queste parole, dica: non è Cristo che le dice. O al contrario: non sono io che le dico. Perché se si riconosce parte del corpo di Cristo, deve dire l'una e l'altra cosa: Cristo le dice, io le dico. Non dire nulla senza di lui, egli non dice nulla senza di te".

AGOSTINO, Salmo 85

 

La tesi più profonda e più frequente dell'ecclesiologia agostiniana è quella della Chiesa, Corpo mistico di Cristo o della Chiesa-comunione, comunione dei membri con Cristo e tra loro. C'era da aspettarsi che il vescovo d'Ippona, parlando della preghiera, ne traesse tutte le conseguenze. Lo fece, infatti, e con tanta insistenza e abbondanza da destare meraviglia in chi non conosca il teologo e il mistico Agostino, che fu un grande innamorato di Cristo. Tali conseguenze trasse soprattutto nell'immensa opera delle Esposizioni sui Salmi, in cui è dominante la spiegazione cristologica ed ecclesiologica. In essi egli sente la voce di Cristo e la voce della Chiesa: di Cristo che parla in nome del suo Corpo mistico, della Chiesa che, unita al suo Capo, loda, implora, canta lungo il pellegrinaggio terreno:

" Dobbiamo sentire ormai nota e familiare, come fosse la nostra, la sua voce in ogni salmo, sia che canti o che gema, si allieti nella speranza o sospiri nella realtà ". Una sintesi di quest'aspetto della preghiera cristiana, così caro al vescovo d'Ippona, si trova all'inizio del commento al Salmo 105. Vi si legge: " Il Signore nostro Gesù Cristo è colui che prega per noi, che prega in noi, che è pregato da noi. Prega per noi come nostro sacerdote, prega in noi come nostro capo, è pregato da noi come nostro Dio. Riconosciamo in lui la nostra voce e noi la sua ". Sintesi stupenda, segno di acume e di maturità di pensiero. L'oratore continua spiegando: " Noi preghiamo rivolti a Lui, preghiamo per mezzo di Lui, preghiamo in Lui. Ciò che diciamo, lo diciamo con lui ed egli lo dice con noi ... è Cristo che parla e sono io che parlo ". E ammonisce: " Non dire nulla senza di Lui ed Egli non dice nulla senza di te."

Ammonimento severo insieme e consolante, che riassume l'aspetto più profondo della nostra preghiera, la quale o è unita a Cristo o non è cristiana.