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CICLo AGOSTINIANo di Basilio Pacheco a Lima

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

BASILIO PACHECO

1744-1746

Monastero agostiniano degli Eremitani di Lima

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

La scena evidenzia una specie di estasi che Kartarius aveva già illustrato alla fine del '500. Pacheco la riprende nel 1656 e crea una composizione del tutto nuova che esprime con ricchezza anticipando i fasti del rococò. Agostino con le braccia aperte è in ginocchio sopra un tappeto sontuoso e dalla sua bocca escono le parole: hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere. Il Cristo tiene la sua croce mentre la Vergine mostra il suo seno. Pacheco ha cercato di dare una certa simmetria alla composizione, arricchendola di strutture architettoniche e di angioletti in volo fra le nuvole in una chiesa

 

L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.