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Stemmi agostiniani

Il cuore fiammante trafitto da frecce con lo scudo vescovile, stemma dell'Ordine agostiniano nel 1893

Il cuore fiammante trafitto da frecce

 

 

STEMMI AGOSTINIANI

1893

Rituale di Pamplona

 

Il cuore fiammante trafitto da frecce con lo scudo vescovile

 

 

 

Lo stemma risale alla fine del secolo XIX e proviene da un rituale di Pamplona in Spagna. L'insieme dell'immagine già prelude allo stemma che verrà adottato nel secolo seguente con la presenza di tutti quegli attributi che si sono consolidati nell'iconografia agostiniana a partire dal Seicento. Al centro dell'ovale, a sua volta inserito in uno scudo a forma triangolare rimodellata a linee curvate, troviamo infatti il cuore fiammante trafitto da una freccia. A tracolla dello scudo troviamo la cintura dei frati agostiniani, che ricorda non solo l'abito dei monaci, ma pure la loro devozione alla Madonna. Sulla sommità è stata posta la mitra e, accanto, in modo simmetrico, gli attributi vescovili di Agostino: il bastone e la croce astile.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3