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L'africa romana: Ippona

La strada che da Guelma portava a Ippona

La strada che da Guelma portava a Ippona (foto 1960)

 

 

LE ATTIVITA' ECONOMICHE DELLA CITTA'

 

 

 

In questa città, in mezzo a tanti edifici con colonne e portici, statue e mosaici magnifici, i Romani portarono la loro cultura che si duffuse su tutto il territorio conquistato. In quest'epoca l'economia poggiava quasi interamente sull'esportazione delle ricchezze prodotte. La piana di Ippona fu divisa in fundi, aziende agricole provviste di ville confortevoli e lussuose, dove si produceva essenzialmente vino e olio.

I cereali della regione di Tagaste, soprattutto quelli di Tipasa Numidarum arrivavano a Ippona in quantità tali che il porto di Seybouse era considerato uno dei principali sbocchi del famoso "granaio di Roma."

Sede dell'amministrazione, a Ippona si trovavano anche gli horrea sacra, una specie di serbatoi alla cui prosperità si attribuiva un valore divino grazie alla presenza di cappelle, altari, riti religiosi, benedizioni che esprimevano il ringraziamento collettivo per la gratuita ricchezza offerta dai campi coltivati.

Il porto di Seybouse, chiamato Portus, Ubus Flumen si era ingrandito anche grazie al commercio della leggendaria ricchezza mineraria dell'entroterra e si trovava nelle vicinanze dell'attuale stazione ferroviaria.

Da questo porto partivano le navi che trasportavano anche le risorse delle foreste, animali e legname. Da qui partivano le belve che erano usate nei giochi del circo: leoni e pantere soprattutto. Un brutto destino fu riservato agli elefanti: essi abbondavano nelle foreste di Pappua (Edough) e di Bagrada (Mejerda, regione di Tagaste), ma i Romani con il pretesto che distruggevano i raccolti diedero loro una caccia spietata. L'avorio delle loro zanne era molto apprezzato così come la loro carne che finiva sui piatti dei ghiotti romani d'Italia.

Ippona ebbe un ruolo importante anche nella esportazione di animali domestici, in particolare dei cavalli numidi il cui vigore e la cui rapidità di movimento erano apprezzati sui campi di battaglia. La regione di Calama esportava dei bovini molto apprezzati grazie alle tecniche di allevamento, mentre a Thamugadi (Timgad) erano famosi i montoni. Per agevolare i commerci di tutte queste merci, la città era servita da ben otto strade: due correvano lungo il litorale, una veniva da ovest da Rusicae (Skikda) passando da Tacatua (Chattaïbi), un'altra andava verso Tunica (El-Kala) e proseguiva fino a Cartagine. C'erano poi altre sei strade che portavano verso l'interno: una in direzione di Cirta, una a Tagaste, un'altra a Tipasa Numidarum, e quindi a Sicca Veneria (Le Kef), Thamugadi e Simitum (Bouhadjar) di non minore importanza.