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L'africa romana: Ippona

Testa in marmo di Giulio Cesare

Testa in marmo di Giulio Cesare

 

 

GUERRE DI GIUGURTA

 

 

 

Fra il 60 e il 46 a.C. Ippona fu l'epicentro di una serie di battaglie che Giuba I condusse contro la potenza di Roma. La città fu teatro inoltre del suicidio del generale Cecilio Metello Scipione, capo dell'armata repubblicana vinta e che le navi di Giulio Cesare cercavano nella rada di Ippona. La città inoltre fu promossa a capitale di un regno che si estendeva da Cirta fino alle frontiere egiziane, una grandezza che finì con la morte dell'Aguellide e la fine della resistenza numida.

Ma prima di giungere a questi fatti bisogna ripartire dalla cattura di Giugurta. Bocchus I, come premio per il suo tradimento, ricevette la terza parte occidentale della Numidia (regione di Algeri). La regione orientale fu attribuita a Gauda, fratello anziano di Giugurta, che non aveva le qualità e la forza di Giugurta. Gauda governò sotto il protettorato romano fino all'88. Suo successore fu il figlio Hiempsal II, uomo di grande cultura, che scriveva in punico e in greco e che regnò per circa 20 anni senza interessarsi troppo degli intrighi di palazzo.

Egli era un amico dei romani e loro sottomesso. Ma è verso il 50 che la Numidia diventa il paese più sollecitato dai repubblicani di Roma nella loro lotta contro Giulio Cesare. La guerra civile fra Cesare e il partito repubblicano di Cesare scoppiò in Italia, poi si estese in Spagna, ai Balcani e quindi in Africa. I contrasti fra le parti in conflitto in Italia si riversarono fra i re numidi, che parteggiarono per l'uno o per l'altro, tenendo conto delle vecchie questioni dinastiche.

Bocchus II e Bogud, eredi di Bocchus I, aguellidi dei due regni dell'ovest fecero causa comune con Cesare, Giuba I invece si avvicinò a Pompeo e si accordò con lui per una alleanza totale in cambio di una piena sovranità dei suoi territori fino alla Libia. E' per questo motivo che Ippona, da dove partivano le esortazioni a favore dei repubblicani così come i cavalieri numidi destinati ai vari fronti d'Italia, divenne una rivale di Roma. Giuba I in tutta tranquillità potè allargare i suoi territori fino a Leptis Magna, dopo aver elevato al rango di provincia le regioni della Piccola Sirte (Gabès) e proclamato Zama-Regia seconda capitale, mentre prima si trovava sotto dominazione romana. Giulio Cesare cosciente del pericolo africano, dichiara guerra a Giuba col duplice obiettivo di annientare i pompeiani rifugiatisi in Numidia e di annettere la Numidia stessa all'impero romano. La guerra dura più di cinque anni. 50 a. C. A Cartagine continuano ad affluire truppe fedeli a Cesare. Giuba scaglia contro di loro e contro le altre truppe già stanziate nella provincia d'Africa la sua cavalleria, ottiene delle vittorie ma si ferma sotto le mura della città di Cartagine, che è diventata la testa di ponte dei romani. Verso la fine dell'anno Cesare, rendendosi conto della gravità della situazione, si confida con Curione, un suo generale nemico giurato di Giuba e gli prospetta il disegno di annettersi la Numidia e di catturare Giuba allo stesso modo di Giugurta.

Incomincia una guerra totale che rompe ogni legame fra i contendenti. Giuba mette in campo delle forze nettamente superiori a Curione e nel gennaio 49 sulle coste del golfo di Cartagine, presso capo Bon, con un movimento a tenaglia con la cavalleria e la fanteria accerchia l'esercito romano, che viene sconfitto. Nella battaglia viene catturato e ucciso il generale romano, mentre i fuggitivi furono massacrati mentre cercavano di ritornare in Sicilia.

Testa in marmo di Cicerone

Testa in marmo di Cicerone

Giuba si impadronisce del litorale attorno a Cartagine e invia Satura di Ippona suo luogotenente ad aiutare l'armata repubblicana a riorganizzarsi in vista di un nuovo eventuale sbarco di truppe cesariane. A ovest nel frattempo Bocchus II e Bogud si avviano a occupare Cirta, con l'aiuto di un avventuriero campano, un certo Sittius, che aveva aiutato Cesare a portare una grande massa di mercenari dalla Spagna nel cuore della Mauritania (regione fra Algeri e Orano). 49 a. C. Cesare alla testa delle sue legioni, più di 33000 uomini, abbandona rapidamente l'Egitto e gli affari di Antonio e Cleopatra per sbarcare personalmente non lontano da Ruspino, l'attuale Monastir in Tunisia. Viene subito attaccato da Giuba che grazie alla sua cavalleria mette in difficoltà Cesare, che è quasi sul punto di reimbarcarsi. Ma l'occupazione di Cirta ad opera di Sittius e dei suoi alleati occidentali gli fa cambiare idea, riprende i combattimenti e chiede altri rinforzi dall'Italia. L'ostilità dei Getuli (berberi della regione di Gabès) verso i Numidi li conduce a stringere rapporti di alleanza con Cesare e a fomentare disordini e rivolte contro Giuba.

La pressione delle armate occidentali, i continui sbarchi di truppe romane provocano grosse difficoltà ai Numidi che si disuniscono. Giuba è costretto o lottare su tre fronti, è attaccato da tutti e dopo una resistenza eroica per tre anni, perde praticamente il controllo del suo regno. La disastrosa battaglia di Thapsus (città nella valle di Scusse) il 4 aprile 46 decreta la sua fine, come quella dell'alleato Pompeo Catone e coincide con la capitolazione delle forze repubblicane in Italia. Giuba si uccide, mentre Pompeo si suicida a Utica. Un terzo generale, Metello Scipione, anch'esso battuto a Thapsus, in rotta verso la Spagna, viene braccato dalla flotta di Sittius e si rifugia con le sue navi nel golfo di Ippona. Assalito dagli avversari, piuttosto che cadere in mano dei nemici si getta tra i flutti. Questo suicidio, seguito dalla occupazione di Ippona da parte della flotta di Sittius, segna la fine dei combattimenti anche in Spagna. Cesare ha vinto e può disporre di tutta la Numidia ipponense. La Numidia setifiena e la Muritania, otto decenni dopo cadranno sotto il potere dei Cesari e Claudio porterà i confini dell'Africa Romana fino all'oceano atlantico. Entrata a far parte della provincia d'Africa nel 46 a. C. Ippona fu legata per 4 secoli alle vicende di Roma, fino all'invasione vandala del 430 d. C.

Primo governatore di Ippona fu il celebre storico Sallustio, che fu un feroce esattore di tasse e scampò dai tribunali solo per l'amicizia di Cesare. Durante la sua alleanza con i repubblicani Ippona era difesa da 1200 cavalieri e da una ventina di elefanti che stazionavano in permanenza sulle mura pronti ad intervenire in caso di necessità. A Ippona c'erano anche famosi magazzini di viveri e di armi di cui parlano molti storici.