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CICLo AGOSTINIANo di San Ginesio

Agostino tra i santi Nicola da Tolentino e Guglielmo da Malavalle

Agostino tra i santi Nicola da Tolentino e Guglielmo da Malavalle

 

 

DOMENICO MALPIEDI

1630-1640

Chiostro del convento di San Ginesio

 

Agostino tra i santi Nicola da Tolentino e Guglielmo da Malavalle

 

 

 

La prima lunetta, che probabilmente era preesistente all'intero ciclo e venne salvata e inglobata nel circuito pittorico del chiostro, ci presenta il ritratto di sant'Agostino in un grande ovale tra due angeli e, poco discosti, i due primi santi dell'Ordine Nicola da Tolentino e Guglielmo da Malavalle.

La parte centrale dell'affresco riprende l'immagine che si trova proprio all'inizio della raccolta "Iconographia magni patris Aurelii Augustini" che venne pubblicato a Parigi nel 1624. Questo libro ebbe un enorme successo e fu utilizzato come fonte per realizzare molti cicli iconografici, fra cui anche quello di San Ginesio. Questa raccolta di stampe venne commissionata da Georges Maigret, priore degli agostiniani di Malines, che curò le didascalie esplicative delle ventisei stampe, i cui contenuti probabilmente furono suggeriti da lui stesso.

Le stampe vennero incise da Schelderich van Bolswert (1581-1659), un importante grafico e disegnatore olandese. Rispetto alla stampa originale il pittore ha aggiunto a sinistra l'immagine di san Nicola da Tolentino e destra quella di san Guglielmo da Malavalle.

Questa lunetta ha un proprio scudo sannitico con uno stemma, che purtroppo è dannegiato nella parte inferiore.

 

Incerte sono le notizie circa san Guglielmo, da qualcuno identificato con altri omonimi. Forse di origine belga, dopo una giovinezza scapestrata, si convertì e si fece eremita verso la metà del XIII sec. a Lupocavio presso Pisa, poi in uno speco a Malavalle presso Siena. E' il fondatore della Congregazione degli Eremiti o Guglielmiti, che confluirono nell'Ordine Agostiniano dopo il 1256. Morì nel 1175. Il suo culto fu approvato nel 1202 e la sua festa si celebra il 10 febbraio. Nella Libreria del convento agostiniano di san Barnaba a Brescia è probabilmente lui il S. Gulielmus Gallicus che regge in mano un teschio che sta osservando con amore. Alle sue spalle è raffigurata una croce. Probabilmente è lo stesso Guglielmo che fu raffigurato a Gravedona con l'aureola di santo. A Gravedona viene definito come Guglielmo di Lorenga (Lorena in Francia).

 

San Nicola è spesso raffigurato con una stella sul petto. Nicola, nato a sant'Angelo in Pontano e vissuto per 30 anni a Tolentino, è il primo grande frutto di santità dell'Ordine agostiniano. Nel 1256, l'anno della Grande Unione, Nicola aveva 11 anni e poco più tardi avrebbe abbracciato la vita religiosa.

L'austerità di vita, la preghiera incessante, la penitenza volontaria, la perfetta vita comune, unite ad una squisita carità e delicatezza verso tutti, ad una sincera e profonda sensibilità per le miserie materiali e spirituali degli uomini, sono tratti caratteristici della sua santità.

E' invocato come taumaturgo per la sua efficace intercessione presso Dio, protettore delle anime del Purgatorio, patrono contro la peste e gli incendi. Dalla sua tenera devozione alla Madre di Dio hanno avuto origine i "panini di S. Nicola." L'iconografia del santo esprime in forme molto varie queste caratteristiche.

La sua figura slanciata e esile, il volto sorridente e compassionevole, lo sguardo sereno e dolce, così come ce lo presentano le pitture giottesche, di poco posteriori alla sua morte, ci rivelano la sua personalità e ce lo fanno sentire come un fratello che stimola, incoraggia ed aiuta a seguirlo nella via da lui percorsa.

La famiglia agostiniana ha visto in S. Nicola un modello pienamente riuscito della sua spiritualità . Nicola ha realizzato infatti l'intento che si era proposto la S. Sede con la decisione di riunire i vari gruppi eremitici in un unico Ordine: quello di offrire una sintesi fra contemplazione e apostolato, fra ricerca di Dio e partecipazione ai problemi umani; quello di far sì che la vita religiosa diventasse fermento di vita cristiana per il popolo di Dio.

"Per i mesti era gioia, consolazione per gli afflitti, pace per quelli che erano divisi, riposo per gli stanchi, aiuto per i poveri, rimedio singolare per i prigionieri e per i malati. Provava tanta compassione per i peccatori che pregava, digiunava, celebrava le messe e piangeva davanti a Dio per i molti che si confessavano da lui, perchè venissero liberati dalle tenebre dei peccati."

(Giordano di Sassonia)

La sua morte fu un'apoteosi. Venti anni dopo, nel 1325, ebbe inizio il processo di canonizzazione. Gli atti, con la deposizione di 371 testi, furono presentati al papa nel 1326, ma la solenne canonizzazione avvenne soltanto nel 1446.

Le sue spoglie sono custodite nel Santuario di Tolentino.