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CICLo AGOSTINIANo di San Ginesio

Il chiostro del monastero agostiniano di san Ginesio con i resti degli affreschi nelle lunette Il chiostro del monastero agostiniano di san Ginesio con i resti degli affreschi nelle lunette

I corridoi del chiostro con gli affreschi nelle lunette

 

 

DOMENICO MALPIEDI

1630-1640

Chiostro del convento di San Ginesio

 

Scene della Vita di Agostino

 

 

 

Il convento dei padri agostiniani è documentato a San Ginesio già nel 1279 e sorgeva presso la chiesa di S. Maria Maddalena costruita verso il 1230. Dal 1516 questa chiesa venne ridedicata e intitolata a sant'Agostino. Il convento fu successivamente interamente ricostruito dopo il 1615 su progetto dell'architetto Gerolamo Casini, integrato dalle osservazioni del Generale dell'Ordine padre Nicola Giovannetti di Sant'Angelo in Pontano.

La costruzione del convento venne conclusa dopo il 1618. Evitata la soppressione di papa Innocenzo nel 1652, il convento, dopo l'intermezzo napoleonico, fu definitivamente soppresso nel 1863.

Il complesso monumentale, un tempo sede del Convento degli Agostiniani, oggi ospita nell'ex-convento la sede dell'Istituto d'Istruzione Superiore Alberico Gentili e nella chiesa l'Auditorium comunale.

A seguito delle disposizioni del Regno d'Italia che sopprimevano la scuola, il Comune nel 1880 apriva una Scuola Normale con annesso Convitto, riuscendo ad ottenere, con decreto del 3 giugno 1881, che la Scuola divenisse Statale. A tale Scuola l'Amministrazione aggiunse un Corso Tecnico privato.

Con successivo decreto del 13 febbraio 1887 la Scuola Normale veniva dichiarata Superiore e intitolata a Matteo Gentili, padre di Alberico e Scipione Gentili. Dopo la Riforma Gentile la Scuola divenne Istituto Magistrale Alberico Gentili. All'Istituto Magistrale si affiancò il Liceo Linguistico e nell'anno scolastico 1998-99 l'Istituto Magistrale è diventato Liceo Psico-Socio-Pedagogico e Liceo Linguistico.

Il suggestivo chiostro ospita un antico pozzo che raccoglie le acque trovate da san Nicola da Tolentino, l'ospite più importante del convento, che qui trascorse gli anni del noviziato e nel 1261 fece la professione religiosa.

Sul pozzo, sotto una nicchia che conservava una piccola statua del santo, una lapide datata 1658 ricorda l'episodio miracoloso:

ADMIRARE ET VENERARE VIATOR FONTEM HUNC PUTEALEM

DIVI NICOLAI PRECIBUS

OLIM IN HOC COENOBIO DEGENTIS TAMQUAM MOSAYCAE VURGAE TACTU

  APPROFONDIMENTO

EX ARIDO SAXO ERUMPENTEM

CUIUS AQUA

CADENTEM SISTIT VITAM FEBRIUM AESTUS AEGROTANTI BILEM

ERIGIT REPèRIMIT EDULCAT

IN OBSEQUIUM NOVI PICENI MOYSIS LAPIDEM HUNC INSCULPTUM

ADMODUM REVERENDUS PATER ALEXANDER

MALPEDIUS PRIOR UNA CUM PATRIBUS CONVENTI POSUIT

ANNO DOMINICI MDCLVIII

 

 

La chiesa fu innalzata nel Duecento in stile romanico e dedicata a Santa Maria Maddalena. Il fianco destro esterno della chiesa mostra tuttora nella muratura i segni di un antico ingresso con archi e porticato. La chiesa fu restaurata completamente nel Settecento. I lavori iniziarono nel 1753 e finirono nel 1756, dandole l'aspetto barocco che conserva anche oggi. Il rifacimento della chiesa fu curato dall'architetto svizzero Carlo Antonio Sassi. Uscendo dalla chiesa si entra nel chiostro dell'ex-convento, la cui costruzione risale al 1615, anno in cui avvenne il radicale restauro del convento che conserva nei corridoi del deambulatorio del chiostro uno splendido ciclo di affreschi che narrano i principali fatti della vita di Sant'Agostino. I dipinti si trovano nelle lunette del loggiato e sotto ciascuno di essi si trova l'arma gentilizia della famiglia che ne commissionò la pittura. Nelle lunette esterne, generate dalle volte a crociera del chiostro, sono ancora visibili ventiquattro affreschi, che sono completati, in una fascia sottostante, da una legenda esplicativa dell'immagine e dallo stemma di chi ha finanziato la sua esecuzione o il suo restauro.

Le dimensioni di quasi tutti gli affreschi sono quelle di un semicerchio di raggio variabile fra 165 e 170 cm. Il ciclo ha subito diversi restauri nel 1936 e nel 1994. La più gran parte dei soggetti raffigurati riprende gli analoghi soggetti della Iconographia magni patris Aurelii Augustini pubblicati da Bolswert nel 1624 a Parigi. Alcune scene tuttavia sono estranee a questa iconografia, per cui l'autore probabilmente ha avuto a disposizione più di un modello per realizzare il ciclo. Non è da escludere che alcune scene siano da attribuire a differenti pittori.

La tradizione attribuisce gli affreschi al pittore marchigiano Domenico Malpiedi, cui, dal 1643, venne dato l'incarico di decorare la chiesa di sant'Agostino e il refettorio del convento.

A San Genesio in quel periodo era attivo anche il pittore Francesco Mercurio Rusiolo, che ha firmato l'affresco con santa Caterina, ma è difficile attualmente stabilire collegamenti con l'autore del ciclo.