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CICLo AGOSTINIANo di Ottaviano Nelli a Gubbio

Funerali di Agostino: affresco di Ottaviano nelli a Gubbio

Funerali di Agostino

 

 

OTTAVIANO NELLI

1410-1420

Chiesa di sant'Agostino a Gubbio

 

Funerali di Agostino

 

 

 

Questo affresco è quasi interamente distrutto con la sola eccezione di qualche dettaglio. Sette spettatori in costumi da religiosi assistono ai funerali di Agostino, mentre in una scena a destra, appariva un tempo la costa della Sardegna e i grandi alberi maestri di una nave che si stava dirigendo al largo portando con sè le spoglie del santo vescovo di Ippona. Dopo la invasione del nord Africa da parte dei Vandali e soprattutto degli arabi, il corpo di Agostino fu trasferito in Sardegna a Cagliari, da dove Liutprando le trasferì a Pavia, pagandole a peso d'oro, dopo che anche quell'isola era entrata nell'orbita di influenza degli arabi.

Agostino morì il 28 agosto del 430 durante l'assedio di Ippona. I suoi funerali furono fatti in città e le sue spoglie saranno conservate ad Ippona ancora per qualche anno, fino a quando Fulgenzio di Ruspe se le portò con sè in Sardegna per sfuggire alle prepotenze dei Vandali ariani.

 

Particolare della scena dei funerali di Agostino: affresco di Ottaviano nelli a Gubbio

Particolare della scena dei funerali di Agostino

31. 3. Perché nessuno disturbasse il suo raccoglimento, circa dieci giorni prima di morire, disse a noi, che lo assistevamo, di non far entrare nessuno, se non soltanto nelle ore in cui i medici entravano a visitarlo o gli si portava da mangiare. La sua disposizione fu osservata, ed egli in tutto quel tempo stette in preghiera.

31. 4. Fino alla sua ultima malattia predicò in chiesa la parola di Dio ininterrottamente, con zelo e con forza, con lucidità e intelligenza.

31. 5. Conservando intatte tutte le membra del corpo, sani la vista e l'udito, mentre noi eravamo presenti osservavamo e pregavamo, egli - come fu scritto - si addormentò coi suoi padri, in prospera vecchiaia (1 Re, 2, 10). Per accompagnare la deposizione del suo corpo, fu offerto a Dio il sacrificio in nostra presenza, e poi fu sepolto.

31. 6. Non fece testamento, perché povero di Dio non aveva motivo di farlo. Raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri la biblioteca della chiesa con tutti i codici. Quel che la chiesa aveva di suppellettili e ornamenti, affidò al prete che alle sue dipendenze curava l'amministrazione della casa annessa alla chiesa.

31. 7. Né durante la vita né al momento di morire trattò i suoi parenti, sia quelli dediti alla vita monastica sia quelli di fuori, nel modo consueto nel mondo. Quando viveva, dava a costoro, se era necessario, quel che usava dare agli altri, non perché avessero ricchezze ma perché non fossero poveri e non lo fossero troppo.

31. 8. Lasciò alla chiesa clero abbondante e monasteri di uomini e donne praticanti la continenza con i loro superiori; inoltre, biblioteche contenenti libri e prediche sia suoi sia di altri santi, dai quali si può conoscere quanta sia stata, per dono di Dio, la sua grandezza nella chiesa e nei quali i fedeli lo trovano sempre vivo. In tal senso un poeta pagano, disponendo che i suoi gli facessero la tomba in luogo pubblico ed elevato, dettò questa epigrafe: Vuoi sapere, o viandante, che il poeta vive dopo la morte? Ecco, io dico ciò che tu leggi: la tua voce è la mia.

POSSIDIO, Gesta Augustini 31, 3-8