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CICLo AGOSTINIANo di Gunther Matthaus a Indersdorf

Agostino in estasi fra Cristo e la Vergine

Agostino in estasi fra Cristo e la Vergine

disegno preparatorio

 

 

GUNTHER MATTHAUS

1755

Disegno preparatorio a Nuremberg

 

Agostino in estasi fra Cristo e la Vergine

 

 

 

L'affresco è noto anche rispetto al disegno preparatorio che è conservato a Nuremberg. Agostino è stato dipinto al centro della scenografia ed esprime un'attenzione estatica verso la Trinità che lo sovrasta. Attorno a lui una comunità rende grazie: una larga scala scende da questo piano verso una navata dove altri canonici sono riuniti. Uno di essi con le braccia allargate volge lo sguardo al cielo. L'area celeste forma un triangolo, al cui vertice c'è Dio Padre, poi vengono la Vergine dell'Apocalisse e a sinistra il Cristo. Dal petto di Agostino sgorga un cuore fiammante che le cui scintille si ricongiungono al Cristo. la vergine ha un aspetto molto giovanile: altri angeli volano fra le nuvole senza rompere lo schema rigoroso che l'artista ha teologicamente impostato.

 

L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.