Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Trecento > Erfurt

CICLo AGOSTINIANo di ERFURT

Agostino e la Trinità

Agostino e la Trinità

 

 

MAESTRO VETRAIO DI ERFURT

(1316 - 1324)

Chiesa di sant'Agostino

 

La Trinità Gnadensthul o Trono di Grazia

 

 

 

Agostino medita il mistero della Trinità e sembra scrivere il famoso libro De Trinitate sotto la diretta ispirazione della Trinità divina. Tutta la simbologia lo pare indicare, attraverso gli attributi delle tre persone Padre, Figlio e Spirito Santo: la colomba, la croce e il fuoco. La scena esprime quello che è lo Gnadensthul o Trono di Grazia: il Padre regge la Croce per esprimere l'accettazione del sacrificio del Figlio, morto per l'umanità, alla quale il Padre lo mostra come unica possibilità di redenzione, mentre la presenza della colomba, posta tra Padre e Figlio, sta a indicare la processione e non la generazione dalle due Persone e visualizza il concetto che la Redenzione è stata operata da tutte e tre le Persone della Trinità.

L'iconografia del Trono di Grazia fa la sua comparsa nei Messali, all'inizio del Canone, venendo a sostituire la Crocifissione: la connotazione è chiaramente eucaristica. La diffusione della "sensibilità trinitaria" è attestata dalla dedicazione di numerose chiese e abbazie. Nel 1334 papa Giovanni XXII istituirà la Festa della Trinità. Quella di Erfurt è la prima comparsa del Trono di Grazia in ambito agostiniano: un'altro esempio lo troviamo a Milano nella chiesa agostiniana di san Marco scolpito da Giovanni di Balduccio nel sarcofago di Martino Aliprandi.

 

 

C'è un misterioso processo che avviene in Dio. Il Vangelo ci dice che Gesù di Nazareth era il Figlio di Dio. Ma che cosa significa? Che cosa vuol dire che Cristo e il Padre sono uno solo? L'interezza del messaggio cristiano sta proprio in questa unità, che si realizza sulla croce, grazie alla morte di Gesù, in quanto uomo. A questo proposito l'intelletto umano può trovare solo analogie. E il genio di Agostino ha esposto, in quindici analisi incredibilmente valide, il suo modo di approssimarsi a questo mistero dell'incarnazione di Dio e dello Spirito Santo. Di questi 15 libri possiamo qui prenderne in esame solo uno, e anch'esso solo per brevi cenni. Che cosa c'è di più misterioso dell'incarnazione di Dio?

 

D'altra parte fuori di te non esisteva nulla, da cui potessi trarre le cose, o Dio, Trinità Una e Trinità trina. Perciò creasti dal nulla il cielo e la terra ... Tu sei onnipotente e buono, per fare tutto buono, il cielo grande, come la piccola terra. C'eri tu e null'altro.

AGOSTINO, Confessioni 12, 7, 7

 

[...] Inoltre, partendo dalla creatura, opera di Dio, ho cercato, per quanto ho potuto, di condurre coloro che chiedono ragione di tali cose, a contemplare con l'intelligenza, per quanto era loro possibile, i segreti di Dio per mezzo delle cose create e ho fatto particolarmente ricorso alla creatura ragionevole e intelligente, che è stata creata ad immagine di Dio, per far loro vedere, come in uno specchio, per quanto lo possono e, se lo possono, il Dio Trinità, nella nostra memoria, intelligenza e volontà. Chiunque, con una intuizione viva, vede che queste tre potenze, in virtù di una intenzione divina, costituiscono la struttura naturale del suo spirito; percepisce quale cosa grande sia per lo spirito il poter ricordare, vedere, desiderare la natura eterna ed immutabile, la ricorda con la memoria, la contempla con l'intelligenza, l'abbraccia con l'amore, certamente vi scopre l'immagine di quella suprema Trinità. Per ricordare, vedere, amare quella suprema Trinità deve ad essa riferire tutto ciò che vive perché tale Trinità divenga oggetto del suo ricordo, della sua contemplazione e della sua compiacenza. Tuttavia ho mostrato, per quanto mi sembrava necessario, che questa immagine che è opera della stessa Trinità, che è stata deteriorata dalla sua propria colpa, si deve evitare di compararla alla Trinità come se le fosse in tutto simile, ma si deve vedere anche una grande dissomiglianza in questa tenue somiglianza.

AGOSTINO, De Trinitate, XV, 39